Sanremo senza vallette? Maria, chiudi la busta

 

 

Come un branco di leoni affamati aspettavamo Sanremo per sbranarci i protagonisti ad uno ad uno e sedare il nostro appetivo represso vomitando le nostre frustrazioni sulle vite (e gli abiti) degli altri, ed invece, invece delle carni e del sangue, abbiamo avuto in pasto un pasticcone di melatonina servitoci da Maria in abito da ricovero e Carlo Conti pronto per l’imbarco a Malindi.

È stata dura ma alla fine ce l’abbiamo fatta a rimanere sveglie alla scaletta di Telethon spacciata per Sanremo. Sì, perché Sanremo è Sanremo non è Pomeriggio 5 dove tra uno stacchetto e lo spot di Coconuda trovano spazio eroi e morte. Troppo lunghi i momenti di tv-verità e troppo male inseriti in un format dove a stento trova spazio la musica.

Detto questo, ciò che più è mancato nella prima serata del programma “delle larghe intese” – come ha giustamente detto Crozza prima di servirci il colpo di grazia – sono le vallette. Sanremo è come la messa: senza chirichetti non si canta. Ed i sanremesi sopravvivono al susseguirsi delle edizioni (e dei conduttori) bramosi di scandali e spacchi da deplorare. Di taglie 38 da fare a pezzi a suon di radiografie e abiti inguinali per i quali invocare il comune senso del pudore e la morale. Parliamoci chiaro: un festival senza signorine discinte e lascive che ammiccano dalle scalinate leggendo a fatica il gobbo (peggio di Maria) non è un festival. Fortuna che sul finale, quando i bambini già erano a nanna, Conti ha fatto scendere le scale a Diletta Leotta, fresca di video hard e per questo promossa all’Ariston (come Paris, come Kim).

Ma quello iniziato ieri è stato in assoluto il festival delle ragazze anni ’90 che agguerrite ancora attendevano l’avvento di Ricky Martin e del suo movimento pelvico che 20 anni e passa prima le aveva introdotte agli ormoni. E 20 anni e passa dopo alla disperazione placata, per fortuna, da Tiziano e dalla sua compagna Carmen Consoli la cui hit, la più cantata da donne quarantenni in crisi e omosessuali bloccati nel traffico, ha dato Conforto all’angoscia e reso divertente l’esaurimento. Di una vita ancorata ai poster di Cioé e di un festival da chiudere la busta e rifugiarsi in un’altra depressione.