Mondiali del Qatar. Centocelle tifa Marocco!

Sono stati dei mondiali controversi questi giocati per la prima volta nel deserto, in una petroliera. La gioia, il sogno, la favola del Marocco però è reale. La prima volta per una squadra africana e araba alle semifinali di una World Cup. La rivalsa di un mondo considerato terzo e dei colonizzati sui coloni.

Esclusa l’Italia dai giochi io ho scelto di tifare per una squadra del Mediterraneo che poi è la zona del Mondo da cui vengo anche io. Sono calabrese e non sono lontani i tempi in cui gli immigrati eravamo noi: considerati “africani” quando sbarcavamo ad Ellis Island e “maruchin” in Piemonte quando durante l’industrializzazione i nostri nonni divennero manovalanza del Nord ricco ed “evoluto” che li accoglieva con cartelli “non si fittano le case ai calabresi”.

La memoria storica è più corta di una sigaretta dopo uno shot. Anche per noi terroni che oggi inviamo esponenti della Lega in Parlamento e nel mentre diamo la caccia ai nostri fratelli del Mediterraneo dimenticando che fino a pochissimo tempo fa loro eravamo noi.

Lo sport, e con sport intendo il calcio, sempre più spesso assume un peso eccessivo rispetto a ciò che dovrebbe rappresentare. Stavolta però un peso specifico lo ha realmente se ci fa interrogare sulla nostra identità. Se ci fa domandare se sia giusto boicottare il Qatar che non rispetta i diritti umani mentre si prenota un biglietto per i gay pride di Tel Aviv.
In piazza, e anche in campo, ieri sventolavano assieme alle bandiere marocchine anche quelle palestinesi perché questi giorni che rimarranno impressi nella storia del mondo arabo e africano non possono escludere gli oppressi più invisibili della storia contemporanea.



Gran parte dei giocatori della nazionale magrebina sono nati e cresciuti in Europa e giocano in team europei. Da naturalizzati avrebbero potuto gareggiare – come accaduto in passato – per nazionali europee e invece hanno scelto di portare in campo i colori del loro Paese d’origine. E questo è un fatto politico.
Sono figli di immigrati che hanno deciso di regalare un sogno e una rivalsa ai sacrifici di madri e padri che in Occidente sono sempre stati “gli ultimi”. E di donare rappresentazione a tutte le “seconde generazioni” che pur essendo nate, avendo studiato e lavorato assieme a noi (e quasi sempre per noi) continuano ad essere “gli stranieri”.



Ieri a Roma, come in tutto il mondo, è andata in scena una grande festa. La gioia ha infiammato le vie di Centocelle, il quartiere ad est della Capitale che più somiglia al mondo reale. E per una notte siamo stati tutti marocchini.
Del resto noi calabresi lo siamo stati già per così tanto tempo che sarebbe stato assurdo non esserlo proprio adesso. Forza Morocco 🇲🇦