Elly Schlein, la fiera della vanità immaginaria

Per curiosità sono andata a recuperare la discussa intervista di Elly Schlein a Vogue che ha prodotto fiumi di polemiche e indignazione.

Senza entrare nel merito del pensiero della segretaria del Pd che non è l’oggetto del mio post (sebbene nell’intervista di pensieri suoi ce ne siano abbastanza per duscutere giorni) ciò che trovo inquietante (e specchio di questa epoca sfiancante) è che, dai commenti, mi ero persuasa si trattasse di un pezzo di moda, mentre il passaggio incriminato sull’armocromia (di cui io non sono fan) non è lungo manco mezzo rigo (su migliaia in cui si discerne esclusivamente di politica).

Questo atteggiamento inquisitorio sul nulla cosmico non ha rotto pure a voi? (A destra e sinistra).

Anche se il tutto (ovvero il niente) mi ha sbloccato un ricordo divertente: moltissimi anni fa – avevo appena iniziato (purtroppo per me) a occuparmi di giornalismo a livello locale – per gioco (provocazione) andai a seguire un consiglio comunale.
Fu una sorta di esperimento (pre-social): l’indomani il mio quotidiano pubblicò in apertura il pezzo istituzionale e di fianco un trafiletto di gossip firmato da me che avevo paraculato look di consiglieri e consigliere.

All’ordine del giorno il bilancio, per cui il collega (serio) non era stato mica morbido.
Non vi dico infatti il giorno dopo in Comune che guerra!
Peccato però che gli unici tagli di cui importasse a qualcuno erano quelli dei capelli!

Morale della favola: mi ero illusa di leggere di make-up e skincare ed invece mi sono dovuta sorbire Obama e battaglie sociali!