Limonate e vuoto cosmico

  • imageVorrei tanto concentrarmi sulla ricerca di un nuovo e vero lavoro, sul futuro, su un altrove in cui traslocare la mia esistenza, sull’orologio biologico che non ne vuole sapere di battere. Superare il blocco dello scrittore. Avere già una nuova serie da guardare. Trovare motivazione in questa campagna elettorale che attraversa Cosenza e Roma, le mie città, e appassionarmi per qualcuno o qualcosa. Analizzare le ragioni del Pd, dire la mia su delfini e cinghiali, partorire qualcosa di arguto sull’eredità di Casaleggio. Avvertire ansia per clientelismi, voti di scambio e infiltrazioni mafiose. Per il clima, le trivelle, le carni rosse e le schede bianche. Vorrei aver voglia di ribellione, scoop, scandali, inciuci, curcuma, noodles di zucchine, buchi, trasversalismi e aperitivi a scrocco. Di far sentire la mia voce, esporre un’opinione, prendere posizione. Avere un parere sulla giuria di Cannes senza dimenticare una brillante digressione sulle primarie dem americane. Vorrei aver già scelto tra Hillary e Sanders. Aver deciso se andare a Milano o a Roma. Se uscire in bici o prendere la macchina. Se andare a votare o meno. Avvertire una qualsiasi sensazione, preoccupazione, interesse, stimolo che frantumi questo vuoto emotivo e che non riguardi Beyoncé che finalmente ha sputtanato le corna di quella merda di Jay Z

Make up, accidia ed autolesionismo

Il trucco per me non è una passione, è un disturbo compulsivo. Ed è proprio la compulsione che ogni giorno mi spinge ad aggiungere su Instagram nuovi account appartenenti a guru (o perfette sconosciute) del make up provenienti da ogni angolo del pianeta con particolare predilezione a quelle Made in Medio Oriente. Perché è lì che risiede la Mecca del beauty che ha il volto paralizzato di esemplari di femmine ricche, dai capelli d’ebano, pelle olivastra, senza imperfezione alcuna come le loro makeup station. Instagram è per me diventata una scatola cinese in cui non v’è traccia delle portinerie di Facebook (di cui invece guru sono io) ma in cui ogni giorno scopro tesori e illuminanti infiniti, costosi e che non posso permettermi soprattutto perché introvabili in questo angolo di mondo in cui invece sono confinata io. C’è da dire però che in fondo a quella scatola il tesoro più prezioso che ogni giorno scopro non è il nuovo Glow kit di Anastasia ma il coraggio. Il mio a presentarmi ancora in pubblico dopo essermi torturata per ore con queste fregne assurde – quanto i loro beauty – che mi ricordano quanto sono miseraimage image image image image image image image (altro…)