Sanremo, la mimosa appassisce ma spuntano i limoni (seconda puntata)

 

Un Sanremo così casto non lo si vedeva dai tempi in cui Gigliola Cinquetti non aveva l’età e miagolava d’aspettare. Ma qui a furia di aspettare – che succeda qualcosa (o che scenda una fregna dalla scala) – i centri d’ascolto stanno trasformandosi in camere ardenti mentre la mimosa appassisce (e noi assieme a lei).

Per esempio, stanco d’aspettare che la festa decollasse, Robbie Williams ha pensato bene di rompere gli indugi sorprendendo Maria con un limone a centro pista, come uno studente fuori sede in preda al Tavernello durante un giovedì universitario. Ce ne fossero ancora di studenti come lui, di quelli che esci di casa come Bianca Atzei e torni che sei la Bertè, grande assente del “ Sanremo the best” della prima puntata e di tutto il festival, orfano di stile, grinta e delle sue icone. Triste come quando fai ritorno nel tuo club dopo una lunga assenza ed al posto della tua golden crew trovi un mucchio di sconosciuti promossi a “big” che ancheggiano nei loro acrilici da due lire e ti ricordi perché invece di uscire resti a casa a guardare Sanremo.

Triste come crescere mentre la tv invecchia.

A proposito di vecchiume, una parentesi andrebbe aperta, e subito richiusa, sui comici che non fanno ridere ma che mettono voglia di passare canale e a miglior vita sottoponendosi ad una maratona Ėjzenštejn: perché a Conti fatti la cosa migliore del festival resta sempre la controprogrammazione. Chissà perché poi il meglio della settima arte viene sempre fuori mentre Chiara sta spirando sul palco dell’Ariston senza essersi fatta lo shampoo? E chissà perché nessuno trova più opportuno lavarsi i capelli prima di prender parte al corrispettivo italiano del Super Bowl americano? Lo spazio tv più pagato dagli sponsor e più seguito dai teledipendenti.

Bah, misteri della fede.

Come quelli che ci tengono incollati al divano a cercare di capire chi cazzo sono Raige e Giulia Luzi mentre là fuori un Erasmus strafatto di San Crispino aspetta solo di beccarci in fila al bar come Giorgia. E farci tornare a casa come la Rettore.